5 sfumature di noise

Declinare il rumore sotto le coordinate di spazio, tempo e dimensione. Che sia un viaggio su orbite galattiche, in uno scenario post-apocalittico, nel passato più prossimo o negli interstizi della mente. Oggi vi proponiamo cinque recenti uscite che potrebbero farvi tornare (se mai ci sia stata) la voglia di sconvolgere tafazzianamente i vostri timpani. Non sono simili, nè per forma nè per intenti, ma partono tutte da un terreno comune, cercando di esprimere al massimo della loro foga il proprio sottosuolo. Non ci resta che scavare.
1 | Skyjoggers - 12021: Post-Electric Apocalypse

Immaginiamo per un secondo che in 2001 Odissea nello Spazio, dopo aver messo piede nell'orbita di Giove ed essere entrato nel tunnel spazio-temporale, David si ritrovi non in una stanza in stile Luigi XVI, ma nella cameretta di un 20enne classe 1950. Niente baldacchini rococò o trapunte damascate, ma poster di Syd Barrett, tappeti indiani e pouf. Il soundtrack di questa sequenza suonerebbe esattamente come il nuovo disco degli Skyjoggers. L'unica differenza è che il David morente nella stanza è quello odierno, soprattutto se messo a confronto con la vitalità della sua versione adolescente, trasecolante davanti al tributo che il terzo album della band finlandese paga agli eroi doom e space degli anni '70 (Black Sabbath, Hawkwind, tutto il movimento Kraut). Allora forse è vero, bisogna tornare allo stato fetale, al grembo materno, alla radice di tutto per annunciare all'universo la nuova via del rock psichedelico e che il futuro non è altro che il ricordo di uno splendido passato.
2 | OIDIO - NON REGREDIRE

La stessa ascendenza sabbathiana, di cui abbiamo parlato poco fa, si può risentire anche in pezzi come Senza Amore, ma più spesso recuperata in chiave moderna attraverso le sferzate stoner dei Queen of the Stone Age (Zanzare, Segni, Antagonista) nell'album di debutto degli Oidio. Se fino a poco fa parlavamo di trip, di palingenesi e viaggi astrali, con la band romana torniamo brutalmente sul pianeta terra, messi davanti alle brutture di una realtà mediocre e deludente: una realtà nichilista e di attivisti da divano, in cui le convinzioni vacillano ed è consigliabile estinguersi, piuttosto che regredire. Gli intermezzi acustici (Hnnone, Hascata), apparentemente in dissonanza con la setlist, sono in realtà diesel che si infiammano nelle code. La cover punk di Battiato è una produzione talmente retrospettiva che, uscita nel 2025, farebbe sospettare di falso storico. Un disco incattivito, da risveglio delle coscienze, un po' retrò, ma schietto.
3 | OVO & Mai Mai Mai - Split

Non si può giudicare un libro dalla copertina, ma il collage grottesco alla Gee Vaucher (una mutazione genetica tra l'agghiacciante e il beffardo su uno scenario post-apocalittico) ha qualcosa di particolarmente significativo in relazione allo spettacolo di caotica desolazione che ci propone la collaborazione tra il duo noise ravennate e l'artista romano. Frequenze morte da radio rotte, synth sinistri, bisbigli da cospiratori, improvvise rullate come scariche di mitra; tutto è composto per restituire un'immagine drone di devastazione e rovina, l'annichilimento di un'umanità e di un mondo da cui i superstiti dispersi potranno scrutare Orizzonti infiniti. Alla terza traccia mi sono definitivamente convinto che Danny Boyle avrebbe potuto/dovuto affidare a loro il soundtrack di 28 years later. Palingenetico.
4 | FIORI - Distinti Saluti

E a proposito di gusti retrò e di viaggi interstellari, qui si parte per un tour mordi e fuggi a bordo della DeLorean e in una mezz'oretta di disco si ritorna davanti al Mivar anni '90 per vedere in rassegna tutta una stagione di Mtv Brand:New. Il secondo album del trio torinese emana forti vibes alt rock peninsulare di quegli anni (Acidi e Basi, Germi, Reset). Otto tracce energiche che non nascondono un sostrato formativo hard rock e funk: basso debordante (notevole il suo lavoro in Meri Luis e Caino e Abele), percussioni indemoniate (Distinti Saluti) e chitarre oscillanti tra noise puro e istinti deeppurpliani. Si fa un po' di invettiva sociale nel disco, senza troppi sofismi e pedanteria, sempre con effetto impatto d'urto. Corpi a sangue freddo è un biglietto da visita di assoluto livello che invita in maniera molto allettante ai loro live. Non è chiaro invece il senso di un outro come Occhi, un horror synth alla Goblin piuttosto in distonia col resto della scaletta.
5 | Megan is Missing - Depression is a Fashion

Immagina restare inerti e insensibili di fronte al secondo schizoide EP dei Megan is Missing, cinque stralci che rispolverano e riattualizzano un canovaccio noisecore di ossessiva intensità e genuino squilibrio. Bassi e batteria che incitano alla guerra e una chitarra che a tratti sembra diventare uno strumento edile. Nel mezzo la voce selvaggia e quasi screamo di Simona Pinto, convincente nel trasmettere una morbosità incelabile neanche con il metodo Strasberg. Se la depressione è oggi più che normalizzata, ma anzi, romanticizzata, ridotta a uno stile emotivo inflazionato, una roba insomma da poser, i tre terroristi sonori di Napoli fanno di tutto per trasmettere di contraltare la concretezza delle loro paturnie esistenziali (e a naso direi che, anche se con un po' di teatralità, ci riescono).