A tu per tu con i Quercia nella foresta di Sherwood

Ci sono eventi che rimangono fermi nel tempo, come le persone che si ritrovano in determinati luoghi, uno di questi è la foresta di Sherwood. Il Trivel Party, come sempre, risulta un incontro tra diverse generazioni e che accoglie diverse sfaccettature della scena come gli Astio, band che si oserebbe definire post-hc: testi in russo e sonorità cupe amalgamate con un sound di gusto quasi retrò hardcore punk. Gli Stegosauro, con il loro math-rock 3.0, oramai non hanno più bisogno di presentazioni e i Confine esalano quella rabbia hardcore da portare a ebollizione fino a pogo e stage diving. Headliner della serata i Quercia che, pur non avendo con loro al basso Matteo (sostituito dall'ottimo Nicola in gran spolvero), hanno sfoderato un'esibizione memorabile come da programma. Approfittiamo del post-concerto per due scambi fulmine con i Quercia, intenti ormai a recuperare le ultime cose nel backstage e backline da caricare sulla furga.

Quali sono state le principali difficoltà in quanto band sarda nell'affacciarsi sul panorama scremo/emocore della Penisola?
Luca (cantante): In realtà la difficoltà più che altro è sempre riuscire a suonare in giro, per il resto è venuto tutto in maniera abbastanza naturale, anche perchè non era per niente nostra ambizione affacciarci a nessuna scena. Non a caso il primo EP è nato prima ancora di essere effettivamente una band, l'idea ci è nata solo dopo. La vera difficoltà è viaggiare, organizzarci, superare i problemi logistici. Molto del merito è di Grato Cuore (ndr. ufficio booking), senza di loro non saremmo riusciti a fare a livello organizzativo quello che stiamo facendo.
Le vostre canzoni non sono convenzionali sui temi emotivi. L'impressione è che i vostri testi tocchino anche emozioni che riguardano l'isolamento e la depressione in senso lato, in chiave più personale e non "amorosa". Vi ritrovate in questo?
Luca: beh sì, ma forse è principalmente quella è la nostra esigenza di scrittura. Ma è una cosa molto naturale, non si pensa neppure al fatto che qualcuno ci si possa ritrovare. È molto bello quando questo succede spontanemente.

Anime preferito?
Riccardo (chitarrista): Evangelion (con tanto di tatuaggio sul braccio)
Nicola (bassista): Inuyasha
Stefano: in realtà ho visto solo qualche anime di Miyazaki
Luca: Evangelion, però mi è piaciuto un botto anche GTO, di cui faccio ogni tanto rewatch. Lavorando a scuola lo trovo mega-relatable
Dove nasce l'esigenza di scrivere un album come Dove si Muore Davvero?
Luca: nasce dall'esigenza di affrontare tematiche un po' più mature, provando a mantenere la stessa visceralità, pur curando maggiormente la forma. Già aggiungere la parola "davvero" a un concetto di per sè assoluto come la morte, suggerisce quanto si parli di stati emotivi come la depressione. L'intento era semplicemente cercare di essere il più delicati possibile nel trattare delle tematiche che meritano così tanta attenzione.
Data live più nosense?
Riccardo: Grosseto
Luca: una data indipendente a casa di un ragazzo a Sanremo, è stata la nostra prima data in assoluto fuori dalla Sardegna, era la settimana di Pasqua del 2017. È stata una pazzia, l'abbiamo finita facendo freestyle alle 5 del mattino. Una data a Grosseto in una piccola libreria seminterrata dove i volumi erano ridicoli e c'erano 12 signori di una certa età seduti sulle sedie che ci guardavano attoniti.
Stefano: una in Umbria, al Santa Maria, bellissimo locale, una chiesa sconsacrata in cui c'eravamo solo noi e tre persone.
Luca: c'è una polaroid con me accasciato su un tavolo di quella data

Si ringrazia per la collaborazione Fabio di "È un brutto posto dove vivere"