Alèri - Quasi Dipinto

Alèri - Quasi Dipinto

Potrebbe essere quasi un caso-studio come nell'epoca della musica iper-globalizzata si stia riscoprendo un particolare interesse per le identità e le radici. È da questa tensione che prende forma la mediterranean-wave dei Nu Genea, quello scavo nella tradizione sonora partenopea, da sempre crocevia di culture e laboratorio di generi, ibridandola con l'elettronica e i ritmi da cocktail bar del nostro evo. Mancava tuttavia nel panorama italiano un inchino davanti alla titanica icona di Pino Daniele che fosse più fedele alla linea del maestro. Ed è curioso che questa risposta non arrivi da un epigono del Neapolitan power, ma da un ensemble di bergamaschi, dediti a ricreare i paesaggi sonori più soleggiati e iodati che la Lombardia abbia mai saputo immaginare.

Nove bop ricchi di umori jazz e funky sul potere ambivalente dell'amore (Bambina; Innamorata) e della musica come rifugio (Arrivederci Logica; Ludopatia), letteralmente trainati dall'andamento sincopato delle mani sui tasti del rhodes o del piano, dai florilegi esuberanti dei fiati e dalla sezione groovy di basso e batteria. Si pesca un po' dovunque, a volte quasi con piglio citazionistico: qualche intro di piano dai Simply Red, qualche chitarra alla Doobie Brothers, si sfocia qua e là anche nel disco funky alla Prince o Isley Brothers. L'impressione generale è che però l'ispirazione principale della band discenda proprio dalla Napoli Centrale di Pino Daniele, ossia quel filone '70s talmente canticchiatile, fischiettabile, ballabile o quello che volete che finisce col distrarti dalla sua stessa complessità tecnica di arrangiamenti.

Il pregio del disco sta nel non rallentare o mollare mai la presa lungo la tracklist, tenendo il ritmo sostenuto e tendenzialmente upbeat per quasi tutta la sua durata, dilatando le atmosfere solo nell'opening e nel finale. Quasi Dipinto è una gioiosa evasione venata di una leggera, quasi nascosta, malinconia, come solo i migliori prodotti retro-chic di questo genere sanno proporre. Ben congegnato ed elegantemente suonato, un disco che non propone niente di nuovo, come la tradizione musicale a cui fa riferimento che non ha praticamente mai avuto bisogno di innovarsi per risultare eternamente piacevole. Un disco che in un momento storico plumbeo come questo si definisce come una delle migliori forme di anestetico possibile.