Come suonavano prima di diventare quello che sono?

Come suonavano prima di diventare quello che sono?

"Ciò che si deve dire, deve essere detto chiaramente; ma più importante ancora è come si dice". Senza menarmela troppo con Wittgenstein, è fuor di dubbio che non è sufficiente avere delle idee in sè, senza aver trovato il giusto modo per comunicarle. È capitato anche a band e artisti poi divenuti celebri di brancolare nel buio a inizio carriera o di perseguire una via che non avrebbe trovato riscontro. Vi portiamo qui alcuni esempi corredati da solide prove video che in molti casi potrebbero uccidere di cringe i soggetti incriminati. Non che ci sia nulla di male, è un meccanismo perfettamente naturale quello di tentare diverse direzioni o, più semplicemente, quello di esprimere sè stessi in una fase della vita in cui la propria identità sta ancora prendendo forma. In alcuni casi, non nego, potrebbe quasi scapparci una lacrimuccia. Ecco a voi degli esempi:


1 | Smashing Pumpkins (1988)

Jimmy Chamberlin (ndr. il batterista) dichiarò che se gli Smashing Pumpkins avessero continuato a suonare come a fine anni '80, avrebbe lasciato la band. Il live in questione risale al 19 novembre 1988: Pulse Basement Jam, show musicale di Chicago riservato agli artisti locali, invitati al programma previo invio di demo. La band si presenta come non siamo mai stati abituati nè a vederli nè a sentirli: letteralmente figli illegittimi di Cure e R.E.M. Una rivisitazione glamour del look post-punk, anche se Bleed (minuto 26:44) sembra anticipare di un anno persino Disintegration. Poi Billy Corgan fa una conoscenza determinante per il futuro suo e della band: il Big Muff. Tre anni dopo Gish e il resto è storia.


2 | Simply Red (1982)

Non tutti sanno che una delle band dalle atmosfere più sensuali e afrodisiache della storia deve la sua nascita a un concerto a Manchester nel 1976 dei Sex Pistols. In realtà chi è passato per il loro album di debutto, Picture Book (1985), sa quanto inizialmente il loro funky-soul fosse solo un fugace zuccherino prima della medicina a base di invettiva anti-thatcheriana. Tuttavia, ai loro esordi Mick Hucknall e co. non avevano trovato ancora la loro forma definitiva. A 17 anni il bel roscio aveva già scritto Holding Back the Years in memoria della sua infanzia turbata dall'addio della madre che decise di lasciare la famiglia. La suonava a inizio anni '80 con i Frantic Elevators in una sghemba versione alla The Kinks, ma la voce di Mick già preannunciava chiaramente una svolta soul.


3 | Daft Punk (1993)

Sembra una post-verità, ma in realtà c'è stato davvero un tempo in cui i Daft Punk si esibivano senza caschi e lo facevano per di più assieme all'attuale chitarrista dei Phoenix. Il trio ai tempi del liceo ascoltava i Velvet Underground e si faceva chiamare Darlin', in onore del pezzo dei Beach Boys (di cui proponevano anche una cover). L'impalcatura era alquanto naïf e l'intenzione garage punk, con drum machine e fuzz finalizzati alla grattugia dell'udito. Uno studio, un tentativo, niente di più. Molto probabilmente senza la loro evoluzione successiva, questa parentesi sarebbe rimasta relegata nella discarica e-waste degli anni '90.


4 | Alan Sorrenti (1972 - 1974)

Indipendentemente dall'anno di nascita, tu lettore, avrai avuto modo di ascoltare Figli delle Stelle durante la gioventù in qualche spot. Poi crescendo, con qualche conoscenza musicale in più, sarai tornato a sentirla. Ok, classico disco-pop di fine '70, anche se quel riff di chitarra sembra un crossover insolito per la canzonetta italiana di quegli anni. Il disco del '77, registrato in California, è tutto un tributo allo yacht rock della west coast, ma c'è stato un momento a inizio decennio in cui il napoletano-gallese era un'icona nostrana del prog rock. Il Peter Hammill italiano, voleva la vulgata. Il voltafaccia stilistico non venne preso bene dai primi fan, tra cui Franco Battiato che gli dedicò il verso: "siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro".


5 | Francesco Renga (1986 - 1998)

Questa è una storia un po' più nota, ma soprattutto chi è nato dopo la metà degli anni '90 avrà avuto modo di conoscere Renga solo come il mieloso cantantuncolo per signore che televotano Angelo da casa durante il festival o per le lettrici di Sorrisi e Canzoni. I Timoria all'alba dell'ultimo giro di secolo erano l'esperiemento che più si avvicinava agli Alice in Chains nella terra del mandolino e di Pulcinella. Omar Pedrini ha proseguito sulla sua via, Renga ha sterzato verso il core business italico. Chi siamo noi per giudicare nel merito? Personalmente, però, sento di accodarmi allo Zarathustra nostrano, Pino Scotto: "che spreco di talento".


6 | Coldplay (1996 - 1999)

Forse si ha più memoria anche di questa storia, tuttavia è sempre bene ricordare come inizialmente i Coldplay, prima di diventare il meme del signor Burns travestito da giovane, spendessero la propria post-adolescenza nell'ostinato e ammirevole tentativo di rubare l'identità a Thom Yorke, fresco autore del seminale Ok Computer. Chris Martin, il pronipote dell'inventore dell'ora legale (così, giusto per inserire strani fun facts), suonava la chitarra in un gruppo soul quando conobbe Buckland, che prima di imbracciare la chitarra scriveva testi per un gruppo hip-hop. Poi arrivarono il bassista (inizialmente un trombettista) e Will Champion (divenuto batterista dopo 3 mesi di studio, dato che i suoi strumenti erano già occupati nel gruppo). Idea iniziale: formare una boyband. Come a dire, in ogni inizio c'è già tutto un destino.


7 | Maroon 5 (1997 - 2001)

I Maroon 5 erano originariamente i Maroon 4, o meglio, i Kara's Flowers, e prima di produrre quintali di pecionate usa e getta il cui riverbero nella scena musicale riscontra la durata media di una storia instagram, imitavano essenzialmente senza troppe remore i Weezer. Altra perla per gli amanti dei raggiri della storia: esiste anche una performance giovanile in cui Adam Levine e compagni fanno sfoggio di un'ammirazione a dir poco entusiasta per i Pearl Jam. Non ironicamente, dopo aver aperto il link e aver visto il video, vi sconsiglio di cercare subito canzoni come Moves like Jagger. Peggior errore della mia vita.


8 | The Verve (1989 - 1994)

Il pubblico internazionale li riconduce per forza di cose al pantheon delle icone britpop della seconda metà degli anni '90. Non tutti però sanno che, prima di fatturare triliardi grazie ai campionamenti dei Rolling Stones (Jagger e Keith Richards hanno rinunciato ai diritti su Bittersweet Symphony nel 2019), i The Verve erano una delle centinaia di band della scena shoegaze britannica. Ci sono già delle scariche elettriche che lasciano presagire l'evoluzione della band, ma il mood generale è di una psichedelia chill, di una dissolutezza acida, di un don't give a f*** che non sempre si riscontrava a quelle date in band della stessa estrazione.