Cosa ci insegna Travis Scott col campionamento di Massimo Ranieri

Cosa ci insegna Travis Scott col campionamento di Massimo Ranieri

È bene dirlo subito per non deludere: nulla. O quasi. Nel senso, Adagio Veneziano esce dal terzo album di Massimo Ranieri, Via del Conservatorio, nel 1971. L'anno di Hunky Dory di David Bowie, L.A. Woman dei The Doors, Led Zeppelin IV e What's Going On di Marvin Gaye. Però ecco, senza sconfinare in confronti ingenerosi, è l'anno in Italia anche di Collage de Le Orme, Amore e non Amore di Lucio Battisti, Concerto Grosso per i New Trolls o anche Caronte dei The Trip. A inizio anni '70 Massimo Ranieri era già fuori dal tempo, un passatista si direbbe, che guardava più alla sue spalle, alla tradizione melodica italiana, piuttosto che intorno, alle novità che giungevano oltreoceano. La prima release di Adagio Veneziano è un'interpretazione spiccatamente teatrale su orchestrale d'archi, un adagio barocco, un omaggio alla tradizione lagunare. È di ieri la notizia, rimbalzata da più sponde, che del tutto inaspettatamente Travis Scott abbia scelto il pezzo del 1971 per il campionamento del suo nuovo singolo 2000 Excursion.

Notizia non del tutto esatta: Travis non ha usato la prima versione di Massimo per il suo sample, ma la sua riedizione del 1976 contenuta in Meditazione. Direte: e allora? E allora cambia il mondo, perchè il Massimo del '76 non è l'icona nazionalpopolare e della Napoli legata alle sue radici, ma un artista spremuto alla ricerca di nuovi orizzonti. Meditazione sfoggia sulla sua lisergica copertina astrale (ricordiamoci che l'anno successivo sarebbe uscito Figli delle Stelle, i viaggi cosmici non si limitavano più all'allunaggio americano e alle narrazioni di Bowie) il nome di Eumir Deodato, produttore italo-carioca che oggi potremmo annoverare tra i padri dell'acid jazz (collaborò con Earth, Wind and Fire, Kool & The Gang, Phil Collins e Björk, per dire).

Risultato? un crossover tra folklore tricolore e innovazione funky-disco all'americana, spiragli di prog e nel complesso una troppo ambigua patina psych per un rassicurante angelo-cantore del focolare domestico come Massimo. Insomma, questo per dire che quel riffone acido di chitarra seventies che si sente nel pezzo di Travis viene, attraverso qualche insospettabile giro della morte, da questa obliata versione del nostro. Quindi, alla fine della fiera, cosa ci insegna questa storia? Poco, forse niente, se non il fatto che l'esperimento Meditazione risultò al tempo un totale buco nell'acqua a livello commerciale, non compreso e non apprezzato dal pubblico generalista e che, quindi, come più o meno recitava Michael J. Fox in Ritorno al Futuro: “forse non erano ancora pronti per questa musica, ma ai loro figli sarebbe piaciuta".


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