Giuro - Popnoia

Eravamo qualche giorno fa, io e il mio socio, allo Spring Attitude di Roma. Sul palco c'era Giorgio Poi, mia crush musicale dal giorno zero, e mentre partiva il classicone del 2017 (ndr. Niente di Strano), ci è venuto del tutto spontaneo voltarci per dire: "Ma ti rendi conto quanti danni ha fatto Mac DeMarco?". Perchè sì, forse non è ancora un fatto così del tutto sdoganato, quanto e come l'influenza del quirky boy canadese sulle sonorità, il vestiario e soprattutto l'attitudine, slacker ma cool, del pop occidentale abbia gettato la propria ombra lunga, per certi versi forse persino più longeva di quella che fu l'eredità grunge. In Italia ne abbiamo avuto un ventriloquo, a suo modo originale certo, come Calcutta, ma capace a sua volta di creare tutto un microcosmo derivativo lungi ancora dal trovare conclusione. Dalle stesse lande pontine provengono invece i Giuro, una formazione che aveva già esordito un anno e mezzo fa con un full lenght all'insegna di sonorità seventies e itpop prima maniera, e che ora torna con un EP dal titolo che è tutto un programma.

La domanda alla base del disco è ragionevole: se l'obiettivo del pop è raggiungere più orecchie nel minor tempo possibile e i nostri uditi sono ormai assuefatti a forme a dir poco liofilizzate, come produrre musica accessibile senza scadere nel banale e quindi nella noia? La risposta sembra non palesarsi e l'EP assume più il tono di una resa che di una rivolta. Le quattro tracce di Popnoia pescano a piene mani da Mainstream, da Salad Days, da Leo Pari, dal sophisti-pop dei Men I Trust. Tutto suona bene, chill, carezzevole, a tratti anche seducente, ma senza la forza di voler aprire veramente un varco negli ingorghi radiofonici. Se non altro l'immediatezza e la poetica del quotidiano tipiche dell'indie, che in questa wave erano ormai scadute in vere e proprie formule standard prossime al rancidume, qui lasciano il posto quantomeno ad una scrittura più vivace e vitale che restituisce colore all'insieme.
Guardarmi negli occhi non è stato mai la cosa più giusta da fare vedere le cose per bene bicchiere di miele come se fosse un occhiale
Il leitmotiv è "conservare ciò che si sfalda", trattenere le immagini e i ricordi che il tempo consuma. In questo senso però, trattenere gli ultimi souvenir della stagione dell'indie che fu rischia di diventare un'operazione per retro-nostalgici più che una reale offerta per i nuovi mercati. Vederli diversi in futuro potrebbe essere una conquista, perchè il buon gusto c'è, su questo ci si potrebbe giurare.