Grill Boys - La Crisi dell'Uomo

Le percentuali parlano chiaro: la presidenza Trump si è costruita su un vantaggio di 24 punti tra gli uomini, salendo a 30 tra quelli bianchi, il più grande divario di genere in mezzo secolo di exit poll; lo stesso voto maschile che garantì il successo della Brexit e della deriva destrorsa in Svezia. L'interpretazione di riflesso, va da sè, è la spia di un disagio, di una reazione al drastico mutamento del millenario rapporto tra i sessi, al declino del "tu fai la donna e io faccio l'uomo, usciamo a cena e io pago il conto". Il mayday di un maschio evirato, preda di una pluri-colpevolizzazione sociale, e la cui fragilità tende ancora ad essere accettata solo in via retorica. Vi sembrerà uno sproloquio ambiguo e controverso, ma c'è tutto questo nel sesto album dei Grill Boys.

L'incedere samba che introduce l'opening Donna Alfa è del tutto programmatico rispetto a ciò a cui andremo incontro in questo disco: il trio confeziona un prodotto in superficie effervescente ed esuberante tra bahiane e arlequim, nei fatti di una desolazione impronosticabile. Al centro l'uomo-peluche, essere impotente e in totale balia della femme fatale, chimerica figura metà man eater masochista e metà Lolita vanesia, che lo "deride, se ne va e lo vuole così". Poi beninteso, senza essere troppo freudiani, il tono è palesemente goliardico e in barba a ogni moralismo spicciolo, il trio sembra prendersi sul serio per pochissimi frangenti. Probabilmente neanche la redazione di Fanpage riuscirebbe a tirarci fuori uno scandalo dalle sirene delle volanti in quella Turettawave con campionamenti alla Smooth Operator che è Motel. Ma magari la vena più schietta e personale la potrete rintracciare nella relazione, - un po cliché di questi tempi -, tra una ragazza-faccio cose, vedo gente e un ragazzo "che non ha provato nè trovato nulla" e non sa di cosa parlare, in Sentimenti in Giro. Probabilmente lo stesso ragazzo, talmente assuefatto alla sua musa, da perdere la propria identità in Riconoscimi. Tutti homies accomunati da un epilogo simile: sfatti e tumefatti al bancone di un bar, reduci di una partita che "anche se fosse stata vinta, avrebbe portato a una sconfitta".

Parlando più strettamente di musica, il disco viaggia sui binari dell'electro pop, sconfinando qua e là nell'eurodance e nella funky house. Pensando al mercato italiano e a qualche paragone spendibile, si potrebbe azzardare una menzione ai Pop X, probabilmente con meno dadaismo e più carica erotica nelle intenzioni. Del resto, il politically uncorrectness sotto mentite spoglie di beach party fa parte a modo suo di una tradizione tutta italica che rimonta allo stiloso trashume dei R.U.N.I. e Gabry Ponte. Il disco dei Grill Boys in questo senso potrebbe considerarsi una sua evoluzione post-moderna. Innovativa? Direi di sì, ma il punto qui non è il cosa, ma il come.