I Post-Nebbia, tra piste nere, case di pastafrolla e imperi al collasso

È ormai evidente come la traiettoria dei Post-Nebbia, in particolare dopo la svolta intrapresa con il loro ultimo Pista Nera, sia tra le proposte più offbeat e in definitiva interessanti del panorama italiano di questo decennio. La band, che da qualche mese sta portando live il disco tra l'entusiasmo di un già consolidato numero di aficionados e nuovi adepti, l'abbiamo sentita esprimersi in più occasioni sugli intenti e gli obiettivi del loro nuovo percorso. Pertanto, incontrandoli nel backstage nel corso della prima data romana dello Spring Attitude, abbiamo optato per un'intervista che toccasse più universalmente il loro background musicale e il loro immaginario. Di seguito il nostro scambio di battute:

Parlando del vostro ultimo Pista Nera, si è detto più volte e sembra voi stessi l'abbiate ormai confermato, quanto il disco rappresenti una sorta di affresco distopico sul collasso e la decadenza della civiltà occidentale. In questo senso, però, sembra voi ricorriate spesso all'ironia o comunque a un immaginario beffardo. Come intendete questa ironia? È più un'arma di resistenza e denuncia o una sorta di anestetico alla disillusione?
Carlo (voce e chitarra): in generale a me piace molto usare l'assurdo nella scrittura. Cerco di non esprimere per forza un'opinione quando mi approccio a un pezzo, ma cerco di mettere le persone davanti a un'immagine paradossale che possa indicargli, per così dire, dove il secchio del mondo perde acqua.
L'impressione che ho avuto personalmente del disco è che abbia voluto comunicare la cupezza del momento storico, ma allo stesso tempo offrire una sensazione di disincanto a tinte quasi goliardiche. Era solo una mia percezione o c'era esattamente questa idea alla base del disco?
Carlo: penso che il disco semplicemente, anche rispetto al precedente, volesse avere un'energia più diretta e impulsiva e in questa direzione l'umorismo è diventata una componente fondamentale.

Una domanda che non è una vera e propria domanda, ma più una considerazione. Voi avete parlato di "case di pastafrolla che crollano per la pioggia" e "imperi che collassano sotto il peso delle scorregge". Negli stessi anni in Italia i Quercia parlano di "case che crollano", i Gazebo Penguins di "buchi neri che risucchiano tutto e si chiamano realtà", Giorgio Poi di "bombe nucleari sugli alveari". Come vi spiegate questo immaginario apocalittico che ricorrere?
Carlo: penso che sia un po' il sintomo della precarietà dei tempi che viviamo. Aggiungo anche, però, partendo dell'universale per arrivare al particolare, che tutto questo Paese è stato costruito grossomodo negli anni '60 e probabilmente verrà giù tutto, non c'è niente a norma. Prima o poi la farei questa domanda ai politici italiani che ci stannoguardandoleggendo.
Dal punto di vista strettamente musicale, invece, prima ancora che tematico, cosa avete ascoltato principalmente nell'anno e mezzo che è intercorso dal precedente disco? Quali sono state le fonti di ispirazione alla base di quest'ultimo album?
Carlo: io ho ascoltato molto i Thee Oh Sees, un gruppo di San Francisco militante dagli anni '90 e che continua a sfornare all'incirca un disco all'anno. Fanno a mio parere musica molto "stupida", nel senso di dritta e semplice, matematica quasi, ma super-divertente.
Giulio (tastierista): io ho ascoltato tanto i Powerplant che sono un gruppo di Londra e anche loro si ispirano al post-punk, però utilizzano molto i sintetizzatori come componente centrale del sound (cosa a cui ho fatto particolarmente attenzione, essendo io tastierista) e mi hanno ispirato molto sotto il punto di vista dei suoni che escono nel disco nuovo.
Giovanni (batterista): nel mio caso nomi magari un po' più mainstream che però stanno influenzando parecchio il sound e non solo, come i Viagra Boys e i Fontaines D.C.
Andrea (bassista): Rage Against Machine, sempre. [tra le risa di sottofondo del resto della band]

Uscendo per un attimo dal discorso relativo al disco, si è parlato molto ultimamente (e lo abbiamo fatto anche noi del resto) dell'attivismo e del silenzio degli artisti, in relazione soprattutto alle accuse rivolte ai Radiohead e al tentativo di boicottaggio delle loro date italiane. Come vi ponete davanti a questa situazione? che ruolo attribuite alla musica oggi?
Carlo: allora, tanto per cominciare, i Radiohead hanno scelto di venire in Italia in contemporanea con La Festa di Dischi Sotterranei (ndr. 14-15-16 novembre), quindi per noi sono delle m****. Diciamo che la lettera di scuse che aveva pubblicato Thom Yorke sembrava scritta con chatgpt.
Giulio: c'è un modo di capire il lato giusto e il lato sbagliato
Tornando al disco, invece, e anche in relazione a questi mesi di live in cui avete avuto già occasione di farlo ascoltare in giro, come avete percepito la ricezione presso il pubblico di Pista Nera?
Carlo: c'è stata la ricezione che ci aspettavamo e cioè un po' più di intensità da parte del pubblico. Un pubblico peraltro anche molto più giovane e variegato, con più voglia di fare casino. Era un po' anche la nostra intenzione, dato che il rischio con Entropia era forse di scivolare un po' nel cantautorato, che in Italia è un grande scatalone dove, una volta che ci finisci, è un po' difficile scostarsi. Vista poi anche l'identità nostra, dei nostri ascolti e della scena da cui proveniamo sentivamo che la direzione giusta era questa qui e penso che la gente ci abbia dato grandi soddisfazioni nel prendere questa scelta.
In chiusura, se Pista Nera è la metafora del Presente, qual è l'aspetto che più vi fa paura di questo Presente?
Carlo: il fatto che sia pieno di persone molto potenti e ricche che agiscono per i propri interessi contro la qualità della vita di tutti in una situazione di impunità totale. Sono parte dei più grandi Stati del mondo e non hanno alcun tipo di controllo.
Giulio: in pista nera vai molto veloce e hai poco controllo, quindi è difficile riuscire a barcamenarsi nel beccare le cose positive ed evitare quelle negative.
Giovanni: mentre intanto ci sono quelli in elicottero sopra che vanno tranquilli.
Chiudiamo con il nostro canonico gioco dello Scegli Tra: