Il Maestrale - Le Maioliche
Per chi è cresciuto nel Sud Italia o ha avuto casa dei nonni tra Puglia e Campania erano una costante dell'infanzia con "lo stesso fascino di un Caravaggio" (semicit.). Le maioliche, la tradizione principe del Meridione, a sua volta tramandataci dalle rotte del Mediterraneo: Spagna, Africa, Medio Oriente. Un ornamento antico, pressocchè immutato dal Medioevo, a ricordarci silenziosamente il nostro passato e resistendo impassibili ai mutamenti della contemporaneità. E così le azulejos, proprio in quanto portatrici di stratificazioni storiche, vengono elevate a metafora di specchio del presente nell'EP di debutto de Il Maestrale, progetto electro-folk pugliese che non sembra voler abdicare alla sua vocazione pop per riportare nel formato radio-friendly tutto un ricettario dei più disparati gusti esotici. Una tracklist di sei brani che ti accompagna dal Mare Nostrum a Berlino fino a una dimensione più intima e individuale.
Il Mediterraneo è da sempre uno spazio di transito, "fluido", che tramanda ancora oggi i suoi valori (Nor Arax, il brano più folk della scaletta); ma è anche il luogo della contemporaneità, del business turistico e delle tragedie migratorie, del "sole, mare e poi morire" (Mediterraneo Centrale). Lo stesso business mortifero che riduce tutto a conformismo e consumo in Tapis Roulant (il brano non a caso beffardamente più indie del disco); lo stesso conformismo alienante che pervade il più telefonato invece electro-pop di Berlinesi, prevedibile sin dal titolo. Allo stesso modo in cui potrebbe risultare pretestuoso anche quel "diritto naturale" al ballo come liberazione del corpo e resistenza alla logica del profitto in Dance Dance Dance, sebbene qui giustificato e legittimato da un'interpretazione funky-disco che offre il destro a una partecipazione live del pubblico presumibilmente inevitabile. Se vogliamo vederla da una prospettiva allargata, questo genere di produzioni si configura come una risposta al livello di saturazione raggiunto dalla globalizzazione di quest'epoca: da un lato si riscoprono le proprie radici culturali portandole nel mondo mainstream per diversificare la massificazione musicale (la napoletanità di Liberato e Nu Genea, i siculismi della Rappresentante di Lista, o anche Angelina Mango in tono minore etc.), dall'altro si fa mostra di quanto la nostra cultura millenaria sia il risultato a sua volta di contaminazioni e scambi.
L'EP de Il Maestrale svolge il suo compito con capacità e voglia di raccontare, pur delegando ad altre sedi un discorso di sperimentazione lirica e sonora che possa realmente differire dal trend generale, non discostandosi troppo ad esempio da un disco come Mazapè de Lo Straniero (recensito nell'ultimo anno sulle nostre pagine) e mantenendosi al contrario su un registro più accessibile rispetto allo sfrontato e quasi sconsiderato Khthonie di Dalila Kayros (recensione qui). Il disco di certo si distingue per una versatilità considerevole che porta la band a cambiare maschera ad ogni traccia, mantenendo una propria credibilità e alta la barra della qualità tecnica. In attesa di un full lenght che possa consacrare definitivamente anche questa camaleonticità, Il Maestrale si aggiunge alla non ancora troppo vasta schiera di artisti italiani in grado di attualizzare le radici.