La Corazzata degli Hiverne è una figata pazzesca

La Corazzata degli Hiverne è una figata pazzesca

Nell'immaginario italiano, il capolavoro del maestro russo Ėjzenštejn, il più classico dei classici, la Corazzata Potëmkin, durerebbe 18 bobine, vale a dire all'incirca 15 ore di film. In prospettiva si potrebbe dire, un po' goliardicamente, che le parodie all'italiana abbiano pesato sulla fortuna dell'opera più della censura del tempo. La pellicola nella realtà dura meno dei 92 minuti di tripudio conquistati dalla celebre ribellione del ragionier Fantozzi, che col suo demenziale gesto spartachista voleva incarnare lo stesso spirito sovversivo e di lotta al dispotismo con cui era stato concepito il film del 1925. La Corazzata era ed è un atto di denuncia verso le crudeltà e l'oppressione del regime zarista, ma più in generale una rappresentazione della necessità di Fratellanza e di rinuncia alla violenza per ambire alla pace e all'uguaglianza. Un messaggio oggi, 100 anni dopo la prima proiezione, ancora particolarmente cruciale alla luce del contesto geopolitico che stiamo vivendo. In occasione del suo centenario, l'associazione Metanoia presenta una proiezione speciale del capolavoro il 21 giugno ai Giardini del Frontone di Perugia. La Corazzata sarà rimusicata live dai romani Hiverne. In vista dell'evento, abbiamo deciso di porre alcune domande alla band per sondare il terreno e intuire cosa ci riserverà la setlist.


Iniziamo con una domanda generica ma inevitabile: come si affronta l’impresa titanica di dialogare musicalmente con un monumento del genere?

Un punto di partenza è stato vedere il film senza mettere mano agli strumenti, per lasciarsi trasportare il più possibile dalle immagini, cercando di convertirli in suoni coerenti con la pellicola. Abbiamo affrontato molte scene lasciando partire chi avesse un’idea musicale che convincesse tutti, suonando liberi sul film che scorreva, mentre gli altri hanno successivamente aggiunto i loro “mattoni” alla struttura.

Cosa dobbiamo aspettarci da questa rivisitazione musicale del film? Quale approccio stilistico avete deciso di imprimere all’opera?


La regola è stata di non darci limiti, paletti, restrizioni. Abbiamo assecondato i nostri gusti musicali per quello che il film ci trasmetteva sia a livello emotivo che di pura immagine. Riascoltando il lavoro possiamo dire che l’influenza dell’ambient è molto presente, ma abbiamo lasciato spazio anche all’elettronica IDM, glitch e drone. Suonando strumenti acustici (basso, chitarra e batteria acustica) il post-rock non è stato lasciato fuori dalla porta. Se dovessimo dire a chi ci siamo ispirati maggiormente per questo lavoro, non facciamo fatica a dire Trent Reznor e Atticuss Ross (The Social Network, Soul, Challengers...)

Avete guardato più al passato del film o al presente degli spettatori? In altre parole: vi siete messi al servizio dell’opera o l’avete riscritta secondo la vostra visione? E quanto di quella Russia risuonerà nella vostra interpretazione?


Più al presente dello spettatore, a livello di sound. Abbiamo comunque dato molta attenzione mentale e fisica ai vari atti del film, a cosa accadesse, in che modo, con che velocità. Il nostro obiettivo è stato quello di assimilare le emozioni vissute dai personaggi del film, e cercare la miglior colonna sonora possibile per poter accompagnare chi vede il film a entrare interamente dentro alle scene, vivendo tutte le fasi di questo capolavoro.

È la prima volta che esperite una live session di questo tipo? Nel momento in cui si suona per immagini, presumo, cambi profondamente il rapporto col pubblico. È uno scambio diverso rispetto al concerto tradizionale?


Si, è la prima volta, e non vediamo l’ora, penso sia il sogno di chiunque suoni fare questo. Il rapporto con il pubblico cambia parzialmente, poiché il protagonista indiscutibile è il film, noi siamo un contorno, assecondiamo le immagini a nostro modo. L’obiettivo è quello di ampliare l’esperienza del film anche con una componente sonora, non rubando la scena alla Corazzata.

Una deviazione più nel merito del film: cosa può raccontarci oggi una pellicola come la Corazzata? Cosa la rende, secondo voi, ancora così intramontabile?


Può raccontarci la voglia di liberarsi, di non piegarsi, di guardarsi ed unirsi per quello che reputiamo giusto. Siamo rimasti davvero spiazzati quanto questo film sia moderno nelle scelte registiche, nelle espressioni, nel montaggio (il famoso montaggio analogico), è un film d’azione di 100 anni fa... abbiamo passato ore a guardare le scene per sonorizzarle stoppando per dire “ma vi rendete conto che ha 100 anni?...” È un capolavoro assoluto, purtroppo “macchiato” da una scena iconica di Fantozzi che lo ha reso un film noioso per intellettuali, ma ancora oggi dice la sua, eccome se la dice.

In conclusione, siate onesti, conoscevate già tutti l’opera di Éjzenštejn anche prima delle parodie fantozziane?


50 e 50. Alcuni di noi conoscono i film di Fantozzi dall’infanzia, quindi la Corazzata KOTOMKIN è sempre stato qualcosa da ricondurre alla parodia di Villaggio. Con gli anni però, essendo comunque appassionati di cinema, sapevamo dell’importanza di questo film e che non fosse una noia mortale, retorica e demodè. Vedendolo a pieno per sonorizzarlo, ce ne siamo innamorati.

Dobbiamo immaginare quindi che tra una decina d’anni, quando si citerà la Corazzata anche solo goliardicamente, dovremmo aggiungere ai tormentoni “l’occhio della madre”, “gli stivali dei soldati” e il “montaggio analogico” anche “la musica degli Hiverne”?

Ce lo auguriamo con tutto il cuore, basta che non si aggiunga che sia “una cagata pazzesca”!