Merli Armisa - Ortensie Comete

Merli Armisa - Ortensie Comete

Lleb (2021) era una curiosa congèrie un po' Cure, un po' new wave, un po' synthpop, un po' lo-fi, intimamente pervasa di spirito naif. La qualità del songwriting, già allora più che riconoscibile, non passò inosservata, ma mancava probabilmente di una direzione, di uno spartito che non la ingolfasse nella sua voracità. A distanza di quattro anni, Merli Armisa, al secolo Michele Boscacci, torna con un full length, questa volta sotto il patrocinio di Dischi Sotterranei, sempre in prima linea nello scouting di talenti dall'underground italiano. Questo Ortensie Comete rappresenta difatti un passo in avanti, e neanche in punta di piedi, rispetto al predecessore, stagliandosi autorevole con una sua identità definita e anche, occorre sottolineare, una certa originalità per il mercato italiano.

Deve aver ascoltato diverso shoegaze in questi anni il cantautore sondriese, ma in un momento storico in cui si sente parlare spesso di zoomergaze, grungegaze e tante altre etichette strampalate (il più delle volte tutte riconducibili essenzialmente a un'estetica fuzzy che gioca col lo-fi), Boscacci cerca una sua via personale. Alcune percussioni saturate potrebbero ricordare certi sottoboschi del noise pop odierno come Flyingfish; le chitarre atmosferiche richiamano in qualche modo la spazialità ovattata dei Duster di Stratosphere; la voce è sì nebulosa, ma sfugge all'intangibilità dreamy, lasciando molta più aria per la verve cantautoriale. Anche sotto il profilo della scrittura, niente di troppo declamatorio: sono brevi idilli intonati più al potere suggestivo delle immagini, che alla ricerca di un senso destabilizzante. Il cielo è così terso a tratti ammicca a una When the Sun Hits più nostalgica e meno solenne; Koto e Capelli argento hanno dei richiami orientaleggianti; Tutti i gioielli va praticamente verso i Whirr; la coda di Astro del Cielo si congeda col disagio trionfale che la chiusura di un disco come questo merita. C'è anche un duetto con la cantante Arianna Pasini a regalare un capitolo elegiaco all'album (Sei qui con me). La produzione di Carlo Porrini è di alta qualità e la sua mano forse può aver inciso nella dimensione dilatata di alcune atmosfere, se penso all'ultimo disco dei 72-Hour Post Fight.

Nel complesso tanta nostalgia, senza malesseri viscerali o sconvolgimenti, ma con una delicatezza sognante, pur con spirito, per certi versi, dimesso. Il fil rouge sembrerebbe il desiderio di un ritorno alle origini, all'infanzia, se non al grembo materno (Koto, Madonna del Parto), al quieto sognare degli anni innocenti. Se ci limitassimo a questo non se ne caverebbe molto, vista l'inflazione pendente su certe tematiche in ambito dreamygaze. Come sempre a fare la differenza non è il cosa, ma il come: Merli Armisa riesce a conferire alla setlist una patina di fragilità, una purezza raramente percepibile come autentica nella serialità dei prodotti di questo filone, un'originalità negli arrangiamenti da cui poter trarre una lezione. Ortensie Comete è un balsamo per l'anima.


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