Quando il complottismo era mainstream e a sinistra

Quando il complottismo era mainstream e a sinistra

Ci pensavo tempo fa, davanti all'ennesimo reel cospirologo. Negli ultimi 20 anni, i paradigmi si sono ribaltati con tale lentezza da sembrare immutabili e oggi diverse idee nate a sinistra, quella radicale, camminano tranquille sotto insegne di destra. Non ultimo le teorie del complotto. Ma cos'è alla radice il complottismo? In psicoanalisi lo interpretano come una sorta di risposta biologica a una radicata diffidenza, tipica delle categorie marginalizzate in cerca di una spiegazione immediata al proprio senso di ingiustizia; oppure come un palliativo per la propria connaturata incertezza, offrendo spiegazioni rassicuranti che dimostrino intenzionalità dietro una concatenazione globale di cause-effetto spaventosamente fuori dal nostro controllo. Ma ricordate dove e quando ebbe la sua prima canonizzazione "politica"? Secondo il The Guardian, l'omicidio di Kennedy fu l'anticamera della normalizzazione, se non legittimazione, delle post-verità sui mass media. La diretta del '63 offrì il destro a una Sinistra che si nutriva di sentimenti anti-establishment pronti a deflagrare di lì a poco (il Vietnam, l'omicidio di Martin Luther King, Watergate, l'intervento in Cile). Per la prima volta Fox e CNN, i colossi dell'informazione, vengono messi in discussione, accusati di brainwashare l'opinione pubblica; per la prima volta si inizia a parlare di èlite e Paese reale. Sulle radio spopolano The Revolution will not be televised, Wars of Armageddon e Gimme Some Truth.

Dall’ombra di Dealey Plaza è emerso un intero modo di leggere il Potere: dopo Kennedy, il dubbio è diventato sistema, ma se la messa in discussione rappresentava un riflesso democratico salutare, si sa, il confine tra critica e delirio è sempre sottile. Se i no vax sembravano un fenomeno del tutto moderno, in passato frange della Sinistra terzomondista, ad esempio, sostennero la teoria dell'AIDS come genocidio pianificato, creato in laboratorio, per colpire le popolazioni marginali. Siamo in era post-reaganiana, Chuck D e Professor Griff dei Public Enemy si fecero militanti del richiamo all'azione in un'America conservatrice, certo, ma anche portavoce di queste cospirazioni anti-sistemiche. La stessa Sinistra radicale che, sulla scia lunga della sua cultura anti-imperialista e di "verità negate", promulgò la vulgata dell'11 settembre come inside job. Non siamo ancora in era social, i canali d'informazione sono ultra-indie, ma ancor più liberi da fact-checking, e pertanto dalla suggestione emotiva ancora più impattante, se possibile. Su una di queste piattaforme comparve Bin Laden, un brano hip-hop scritto praticamente a sei mani e con la partecipazione persino di sua eminemza Eminem; dietrologia allo stato puro, almeno in quel momento. Se allarghiamo la focale e ci rivolgiamo al contesto, si perde il conto delle contro-narrative dilaganti. Basti pensare al movimento no-global e alle teorie sul complotto neoliberista, il Nuovo Ordine Mondiale e le élite economiche, il Fondo Monetario Internazionale e la distruzione dello stato sociale. Temi su cui 99 Posse, Assalti Frontali o CCCP, giusto per restare nei recinti del nostro giardino, hanno eretto un'intera carriera discografica.

Tutte cose piuttosto note, giustamente, direte voi. Ma la domanda è: come si è arrivati oggi a Steve Bannon e al QAnon? Beh, senz'altro i cosiddetti sovranismi si sono sostituiti alla Sinistra radicale nella resistenza alle organizzazioni sovranazionali e al cosmopolitismo delle èlite, ma possiamo tranquillamente dire che una certa attitudine paranoico-dietrologica sia diventata endemica soprattutto grazie a piattaforme come Reddit. L'alt-right ci è arrivata per prima, sfruttando la permissività delle community online riguardo i contenuti più edgy e occupando il terreno lasciato libero dai leftist, sempre più prede del complesso dei "migliori" e vittime del loro sprezzo per i reietti, gli esclusi dai tradizionali percorsi di realizzazione (anarcoidi, incel, precari). Citare Marx a questo punto mi sembra abbastanza appropriato: la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa. È ormai nell'immaginario collettivo l'assioma secondo cui la Destra non sia mai riuscita a produrre la stessa qualità culturale della Sinistra, soprattutto in musica. C'è poco da fare, l'estetica controculturale e ribellistica non riusciva a sposarsi coi valori retorici di Almirante, senz'altro più adatti a una satira di pancia (e non a caso oggi la cultura alt-right spopola con i meme). Neanche oggi la Destra, a cui il destino avrebbe dato in sorte in questo momento storico il ruolo di ambasciatrice della classe media impoverita, dei losers e dei disillusi, neanche adesso cioè che ha un nemico più grande di sè da combattere e non una minoranza, non riesce a produrre contenuti culturali di qualità. E così dal fior fiore della storia del cantautorato e dell'hip hop arriviamo a Povia, all'ultimo Kenye West in balia del bipolarismo o ad artisti del calibro del caso tedesco Michael Wendler (vi consiglio la lettura). Il perchè non cercatelo qui, cerco solo di snocciolare fatti. Ai posteri l'ardua sentenza.


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