Soviet Soviet: il nuovo disco, l'Italia e l'estero

Erano assenti da alcuni anni sulla scena discografica, pur senza aver mai abbassato realmente il volume della musica dal vivo. Attivissimi tra Europa e Sud America in particolare, i Soviet Soviet, 3 album e 4 EP all'attivo, hanno anticipato lo scorso aprile l'uscita di un nuovo disco di cui stanno proponendo già alcuni estratti live. Ho incontrato Andrea, Alessandro e Lorenzo (già chitarrista per i Glazyhaze, ma con loro da più di un anno) a Isola del Liri, in provincia di Frosinone, poco prima della loro esibizione per il festival Rock in Liri. Per l'occasione abbiamo provato a scambiare qualche parola sul loro nuovo progetto, sulle nuove direzioni sonore intraprese e sulle loro impressioni in merito alle differenze tra il panorama discografico e live italiano e quello oltreconfine.
Il vostro ultimo progetto discografico risale a quasi sei anni fa (ndr. le 3 tracce che compongono l'EP Ghost), a cosa si deve questa assenza prolungata, vista anche una certa prolificità dimostrata agli esordi?
Alessandro (ndr. batterista): Agli inizi abitavamo tutti nella stessa città, eravamo più piccoli e riuscivamo a fare tre prove a settimana nella nostra saletta. Adesso lavoro, famiglia, impegni, città diverse, siamo costretti inevitabilmente a incontrarci a metà strada e senza la nostra strumentazione personale.
Avete avuto comunque modo di impegnarvi a livello musicale e soprattutto creativo in questo arco di tempo?
Alessandro: Abbiamo del materiale nuovo su cui stiamo lavorando, anzi, in relazione al tempo che impieghiamo alla musica siamo piuttosto prolifici. Di solito bastano quelle tre prove per imbastire due-tre pezzi.
Quando ad aprile mi sono imbattuto nel post in cui annunciavate la vostra apertura per i Ride all'Alcatraz di Milano, io come molti altri siamo rimasti incuriositi dall'indiscrezione di un nuovo disco in arrivo. Cosa dobbiamo aspettarci da un nuovo lavoro dei Soviet Soviet? Quali sono stati i vostri ascolti personali (o condivisi) che confluiranno nel disco?
Andrea (ndr. bassista e cantante): stasera sentirete sicuramente alcuni degli ultimi lavori che stiamo portando in giro già da alcune settimane. Io e Ale è dal 2018 che cerchiamo di fare un album nuovo, poi per tante ragioni siamo arrivati al 2025. Già all'epoca però volevo creare un disco che fosse più indirizzato verso uno shoegaze anni '90, molto più chitarroso e distorto, e devo dire che ci stiamo avvicinando: i nuovi brani sono infatti più dilatati e malinconici. Io inizialmente ero molto più su un binario, poi ho capito che è sbagliato porsi dei paletti, alla fine facciamo ciò che ci piace, cercando di fare quello che vorremmo fare.

Negli ultimi mesi sono uscite diverse produzioni italiane che, unendo post-punk revival con esperienze shoegaze, risentono (almeno a mio avviso) molto di quanto da voi realizzato nello scorso decennio.
Andrea: i lavori dei nostri primi anni erano diversi e probabilmente hanno preso tutta quella cerchia di persone che ascoltano cose molto più dark e gothic, cose che, a me personalmente - ma penso di parlare anche per Ale e Lorenzo -, a noi non piacciono e non ascoltiamo se non sporadicamente.
[Dopo questa uscita, lo stesso Andrea ci fa notare in quei secondi un anomalo volo a bassa quota di pipistrelli, esattamente sopra le nostre teste, ma proseguiamo comunque, circospetti, l'intervista]
I primi lavori effettivamente, soprattutto ascoltandoli adesso, sono molto più scuri, me ne rendo conto. Poi dagli ultimi dischi, da Summer, Jesus e Fate in particolare, c'è stato un cambio di rotta.
Ultimamente avete rilasciato due nuovi singoli, due cover di band storiche (ndr. Cure e Goo Goo Dolls), a cosa si deve questa scelta? Confluiranno nel nuovo album?
Andrea: ci ha contattato quest'etichetta di Los Angeles, Cleopatra Records, invitandoci a partecipare alla realizzazione di una compilation. Avevamo già collaborato con loro per una raccolta sui Cure in passato, questa volta invece si trattava di una lista molto più generalista che partiva dagli anni '60 e arrivava agli anni '2000. Anni fa abbiamo realizzato anche cover degli 883 e di Born Slippy degli Underworld.
Alessandro: in tutta onestà, l'idea pazza ci piaceva e ci abbiamo provato. Era anche un modo per metterci alla prova e fare cose diverse.
Per voi che siete attivissimi tra Europa e Sud America, come giudicate il vostro settore sotto il profilo della distribuzione discografica o dei live in Italia? quali sono secondo voi le principali differenze con l'estero? Sono cambiate molte cose rispetto ai vostri esordi?
Alessandro: a livello di live sono dimensioni diverse, all'estero si intuisce che cambia anche la portata delle band che girano.
Andrea: inizialmente anch'io pensavo, come tanti, che all'estero il settore dei live fosse "meglio", almeno dal punto di vista organizzativo, invece non è così. In Italia puoi trovare eccellenze a livello professionale e realtà decisamente discutibili allo stesso modo dell'estero, com'è stato per noi a Lima in Perù. Quello che spesso cambia è invece l'impatto culturale e di mentalità delle persone che ascoltano e vanno ai live.

E a livello personale, di ricezione della vostra musica, pensate che sia più apprezzata "fuori" che qui da noi?
Andrea: inizialmente forse sì, poi dopo è cresciuta molto l'attenzione in Italia fino a quando è venuto fuori tutto il marasma del cantautorato italiano, dove si è molto abissata la cosa. In Italia fai sempre fatica perchè vai sul mercato con quello che tira in quel momento, segui il trend e provi ad accodarti. Considera che i Ride sono venuti qui e la sala è stata chiusa per metà, non hanno fatto l'Alcatraz pieno. All'estero c'è un diverso desiderio di ascoltare un "altro" tipo di musica.
Alessandro: è anche un discorso di curiosità, ci capitava spesso anche ai nostri primi concerti all'estero che molta gente venisse semplicemente attratta dalla possibilità di sentire qualcosa di nuovo.
Chiudiamo così: avete 3 secondi per rispondere a queste domande. Unknown Pleasures (Joy Division) o Disintegration (Cure)?
Alessandro e Lorenzo: Disintegration
[con grande disappunto di Andrea]
Disintegration (Cure) o Loveless (My Bloody Valentine)?
Loveless
Loveless (My Bloody Valentine) o Ok Computer (Radiohead)?
Loveless [quasi in coro, anche se Andrea ancora rimugina su Unknown Pleasures]
Loveless (My Bloody Valentine) o Nowhere (Ride)?
Loveless
Loveless (My Bloody Valentine) o Spiderland (Slint)?
[molta indecisione] Loveless
Loveless (My Bloody Valentine) o Requiem (Verdena)?
Loveless
Andrea: però Requiem dei Verdena è tanta roba, loro sono stati bravi e fortunati (non so in che bilancia). Per far venir fuori quella roba in Italia non basta la bravura, loro sono stati anche fortunati di capitare in quel periodo. Perchè della bravura qui non te ne fai un c****. [Pausa di 4 secondi] Però dovevano vincere i Joy Division.
