Top 10 singoli luglio 2025

Top 10 singoli luglio 2025

Stilare una top 10 di luglio era una delle sfide che nell'ultimo periodo mi creava più panico, conoscendo bene la propensione tutta italiana e mediterranea a lanciare sul mercato, al culmine dell'afa estiva, tutto il peggio che l'industria musicale è capace di cucinare dal primo gennaio nelle sue chiuse camere dell'orrore. Evitando così scrupolosamente sculettamenti, grrr ed eserciti dei selfie, ho spulciato nei più reconditi meandri di Spotify per crearvi questo gabinetto delle ricercatezze. Buona lettura.


10 | Phantom Paradox - Cold as Stone

Se non fosse per l'assenza del canonico "The" ad anticipare quel paradosso fantasma, si potrebbe pensare senza affanno che il quintetto vicentino appartenga a quel filone di garage revival tanto per la maggiore a inizio anni '2000 (The Hives, The Vines, The Libertines e molti altri The). Spiccata melodiosità british, randellate chitarristiche da antologia stonesiana, cowbell come se piovesse, foga bettoliera. Un revival che per fedeltà alle origini suona quasi negromantico rispetto alla proposta di uscite recenti come Squid e The Chats. Revenants.


9 | Bee Bee Sea - It's All About the Music

Il mercato è saturo, il rischio impaludamento è una costante, trovare un modo inedito di uscire dal tracciato e destare sorpresa è sempre più proibitivo. Ogni volta che mi imbatto in questi pensieri trovo il modo di essere smentito. Il trio garage, che comunque ha già avuto modo di farsi notare in questi anni sulla scena europea, ha rilasciato un EP di tre tracce, essenzialmente tre reinterpretazioni dello stesso brano, e un video a base di fantasy ed Age of Empires che rientrerà per forza di cose tra le immagini più gustosamente kitschcore della vostra cronologia youtube. Adesso mi è finito lo spazio e non riesco a parlare del brano: missione compiuta, Bee Bee Sea.


8 | Blue 27 & Asia Ghergo - Maria

La provincia, quella sonnolenta e apparentemente distante da qualsiasi posto, quella assurta agli onori della musica nostrana via indie da 10 anni a questa parte. La provincia, dove puoi ancora difendere la tua autenticità, farti un canale youtube e raggiungere tutta Italia senza passare dal via. Un'autenticità idealizzata, trasfigurata, forse fittizia? Infondo non lo sai che anche chi ami non conosci e che siamo tutti stronzi. E così anche l'indie della provincia somiglia all'ormai mainstream calcuttiano o franchiniano e la moka viene dimenticata accesa sopra il fornello tanto a Bologna e Roma quanto a Latina e Fermo.


7 | Alex Fernet - Hey Lady

Il build up del personaggio è clamoroso e di un fascino difficilmente riscontrabile in Italia. Già solo fronte estetico: bianco e nero screziato da copertina di Vogue e sguardo seducentemente spettrale, a metà strada tra vampirismo e maledettismo alla Bowie. Musicalmente invece arrivano solo conferme: la rivisitazione di certo funky house alla Daft Punk è un jolly-quattro stagioni che in estate però si consacra come l'agnus dei della messa domenicale. Good vibes e atmosfere da viveur in totale cortocircuito con le lunghe ombre striscianti che seguono inesorabilmente l'autore nelle sue carrellate fotografiche. Alex Fernet è una figura unica, da tenere bene d'occhio.


6 | Aurevoir Sofia - Ho Scritto una Lettera

Secondo singolo che anticipa il secondo album dei cinque terroristi sonori di Cinisello Balsamo; altri due minuti di pop punk schizzato e mutante verso l'hardcore, tanto delirante quanto catchy. Baldoria senza fronzoli qualcuno dirà. Neanche per sogno: non serve piangere per esprimere dolore. Il pezzo è una lettera aperta ai ricordi, ai legami, alla solitudine e ha anticipato peraltro il progetto Hoscrittounalettera, uno spazio per condividere in anonimo ansie, paure e pensieri e sentirsi meno soli (senza pagare lo psicologo e trovarsi gif di gatti come su Tumblr, si intende).


5 | Giuro - Vederti Diversa

Relax su una spiaggia californiana semideserta al tramonto e una discreta dose di psicotropi. Il punto di incontro tra l'Amarsi un po' battistiana, le chitarrine leggere alla Mac DeMarco e il basso hypnagogic di Tame Impala. Niente di rivoluzionario, non di certo una rottura con la tradizione, ma un altro capitolo piacevolmente dolceamaro e convenzionalmente fresco per lo "spagetti-psych pop" che negli ultimi tempi sta sfornando in Italia mine non da ridere (basti come esempio il nuovo disco dei Vanarin). Giuro che vale la pena viaggiare in auto questo agosto e mettere nelle casse i Giuro.


4 | Submeet - Apiary

Gli inni sulla dissociazione dall'alveare (come metafora della società e del suo ronzio, si intende) per paradosso si integrano perfettamente con i dogmi di nichilismo militante di tanto noise e pigfuck, così come questo mio pensiero aderisce esattamente a quegli stereotipi di intellettuali dannati che vedono omologazione ovunque e che a loro volta si rifanno a pseudo-anticonformisti del passato, insofferenti alle sterili e rassicuranti abitudini della società, ma inconsapevoli di replicare a loro volta una società di dissociati in miniatura, inconsciamente più omologante delle stesse società conformiste. Mal di testa? È tutto ok, è questo che vogliono trasmettervi le chitarre abrasive dei Submeet.


3 | Cassio - Cadavere

Il pezzo sarebbe potuto tranquillamente arrivare secondo dietro a Non Pensare a Me di Claudio Villa durante Sanremo '67, con tanto di sfoggio di catchphrases da crudo clima neo-realista ("Io ti amo da tutta la vita, mastica e sputa, mangi merda da tutta la vita") e un build up finale da far rizzare i peli delle braccia sotto le camicie inamidate nel parterre dell'Ariston. Con una produzione più retrospettiva si poteva pure parlare di falso storico (e non in termini positivi), ma il freschissimo mixaggio crea un bel ponte tra l'italica tradizione canzonettara e l'attualità. Lavoro di creatività mirabile.


2 | Dadamatto - Giorni Persi

C'è una scena di This Must be the Place in cui Sean Penn dice: "cosa facevo oltre a suonare? Tiravo eroina. Niente siringhe. Ho paura degli aghi. La paura ti salva sempre". Per qualche strano giro il pezzo mi ha fatto ricordare quella battuta: solo immergendosi nelle tentazioni si può provare il pentimento autentico e affacciarsi alla catarsi. Tre minuti in cui ti passano davanti una costellazione di riferimenti musicali, dallo psych rock anni '70 allo psych pop odierno, senza citazionismi colti o esibizionisti, quanto più come immagini di uno stereoscopio. Quante stelle hanno visto i miei occhi e sentito le mie orecchie.


1 | Sutura - Sottopelle

Sin dal primo singolo dello scorso maggio (e in previsione dell'imminente disco d'esordio) ho provato a unire i puntini, tracciando a mente le traiettorie di una possibile genealogia sonora per questo trio romano da assalti frontali al femminile. Tutto il movimento riot dalle Bikini Kill in poi? gli arpeggi dei Blonde Redhead? Toska dei Gomma? il timbro di Nada? Un po' tutto e un po' niente di tutto questo, perchè gli ingredienti vengono rimescolati secondo istinto, senza ricettario, in ballad angosciose a metà strada tra noise, punk ed emo. Un manifesto d'indipendenza di genere a tutto tondo, sia in senso musicale che sociale. Il trio la fossa se la scava da solo, non ha bisogno delle nostre lenzuola.