Top 10 singoli (maggio 2025)

Top 10 singoli (maggio 2025)

31 maggio, la primavera è agli sgoccioli e sbiadisce nell'aureo sogno estivo. Dottor Google mi raccomanda di variare l'alimentazione in vista della stagione calda. In ossequio alla Sacra Scienza obbedisco senza obiezioni, sebbene il mio autismo mi impedisca di circoscrivere questo consiglio al solo contesto della tavola. La Top 10 che troverete qui di seguito è un mix votato alla biodiversità. Non è stata una scelta programmata e se ci ripenso mi viene un po' la nausea, come quando ricordi quei post-serata "alterati e fuori fuoco" in cui ti ritrovavi a fare i conti col frigo di casa e la sola disponibilità di nduja e nutella. Non spaventatevi però, arrivati fino in fondo le riconoscerete una sua coerenza e, soprattutto, tasterete la qualità che a sto giro mi ha messo davvero in difficoltà nella selezione dei pezzi in classifica.


10 | Vince & Silly Sam - Uno a posto

Come siamo riuscito a sopravvivere al pop plastificato di Britney Spears o dei Blue senza atti di fatale autolesionismo? Alcuni tendevano a rintanarsi nelle più sfigate nicchie per urlare la propria estraneità, ma un quarto (senza esagerare) della fetta era attratta da una terza polarità: il pop punk dei Blink, l'El Dorado di Mtv, l'horto hesperidum degli adolescenti cazzoni, incazzati ma sensibili. E oggi invece come si sopravvive alla dozzinalità della trap e all'eclissi dell'indie? Qui da noi la wave di Vince e Silly Sam è una delle risposte (recrudescenti) che più sta prendendo piede. Il featuring qui sforna un anthem sulla dissociazione tra regole sociali e malessere individuale, un classico intramontabile, ma se non altro si torna ai graffi chitarristici e ai ritmi rutilanti che, almeno da noi, sempre meno si sentono in radio.


9 | Le Schiene di Schiele & Fitza - Ti Voglio Bene

È un racconto di soglia sulla presa di coscienza e la conseguente fine dell'infanzia, un dialogo madre-figlia a base di traumi, affetto e non-detti, sottolineato dallo stesso video minimal (che fa un po' di vizio virtù, ma centra il messaggio). Il sound a base di riff-o-rama melodico dei quattro inglesi torinesi si associa qui alla melodrammatica (ma assai eclettica, recuperatevi le performance di X Factor) voce di Fitza. Sembra una cavalcata emozionale alla Placebo fino a quando non si iniziano ad alzare i giri del motore verso la coda del pezzo. Forse voleva commuovere, ma riesce meglio a dare la carica (e probabilmente live scioglie ancor di più le briglie).


8 | IN6N & Becko - Gianni

Gianni è l'antieroe per eccellenza; Gianni non è cattivo per natura, è stato abbruttito da una "famiglia che è un pub di periferia"; Gianni è la metafora della nostra generazione; Gianni forse sei tu. E chissà quanti Gianni urleranno vecchie frasi relatable prese da Tumblr, graffitando sui muri analogie tra le crisi globali e quelle personali. IN6N sforna una mina easycore che subodora di vissuto, ma anche di pandemonio sotto al palco di qualche club romano (se chiudi gli occhi senti pure il rumore delle costole che scricchiolano). Ammiccherà pure con l'occhiolino malizioso quel "daje Gianni", ma alla terza spallata ricevuta nella calca probabilmente te ne fotti di quanto realmente autentiche fossero le intenzioni.


7 | Millennial Daze - Tempesta

Qualche mese fa, quando mi ritrovai a commentare i loro precedenti singoli, mi saltò all'occhio - e all'orecchio -, la dedizione quasi rituale con cui il power trio novarese riportava in auge le vibes degli anthem californiani che a inizio '2000 andavano per la maggiore. Si potrebbe discutere sulla scelta di parlare di tempeste con giugno alle porte ma, sorvolando su tali inezie, la rediviva eredità dei Sum 41, rispolverata con stile nell'ultimo recente comeback, qui si trasfigura in una ballad punk, istintiva ma intensa, con ottime possibilità sul mercato nostrano (e non solo per l'adozione della scrittura in italiano). Fastcore goes to Radio Italia.


6 | Visconti - Girotondo

Forse neanche dopo aver speso mesi sulle letture maledette di Artaud e Cioran a 20 anni sarei stato capace di partorire uno sfogo così irriverentemente iconoclasta. Ritmi terremotanti, risate sardoniche e psicotiche, quasi ossessive, chitarre che tessono i fili labirintici di questo girotondo hardcore punk, pronto a tirar fuori (e accogliere) il peggio di te. L'anarchismo esistenziale di Visconti oggi mi ricorda cos'è stato per me crescere in un contesto di preti e berlusconiani perbenisti: per forza di cose, a una certa età, sviluppare una qualche forma di nichilismo è inevitabile. "Sia benedetto il frutto che avvelena le mie vene".


5 | Occulta Sententia - All'Ombra della Luna

Graffianti richiami ai blueseggianti '70s, pur senza mai deviare dalla melodiosa Italietta, un po' alla Vibrazioni per intenderci; colte citazioni operistiche ai Queen; un percorso di morte e rinascita che attinge a un vocabolario torvo di gusto litfibiano; persino un accenno a Quelli che benpensano. Neanche a Dottor House riuscivano certi salti logici per spiazzare gli interlocutori, ma qui tutti gli elementi si ricompongono in una poesia maudit che prima ti accarezza e poi ti schiaffeggia con un rant quasi rappato e un assolo di cui Slash andrebbe fiero (e forse anche invidioso, viste le sue ultime apparizioni). Birre e sigarette il lunedì sera, sbiascicando riflessioni controvoglia.


4 | Not a Talker - Tube Smell

Verrebbe quasi da prendere il cellulare durante i 3 minuti e mezzo di Tube Smell per accertarsi di essere ancora nel maggio 2025 (e personalmente, lo ammetto, con la speranza di venir smentito). Starei qui a parlare di operazione revival, se solo quel mood esistenziale post-punk, quella voce felpata e monocorde, quella patina di malato romanticismo su tessiture new wave di sintetizzatore non si fossero sedimentate sottopelle come una koinè culturale che meriterebbe più spazio ancora oggi in Italia. Il trio perugino confeziona una marcia trionfale da teen movie (me la immagino nei titoli di coda in un finale alla Breakfast Club); meno claustrofobia curtisiana, più epicità bowiana.


3 | Frenèsya & blame - Tachicardia Milano

Milano è la città più cosmopolita dello Stivale, sì, ma anche un tritacarne emotivo. Voltando le spalle allo scintillare glamour dei neon nei club, una giungla di nebbia e grattacieli immensi che affossano sogni e illusioni: Milano è un passaporto per il futuro ma anche una fotocopiatrice di anime. Il dress up electropop e urban con cui il duo romano Frenèsya confeziona questo dialogo tra delicatezza dei sentimenti e brutalità della realtà esterna calza a pennello con l'atmosfera di gelo affettivo e nevrosi accelerazionista meneghina. Sound che si apre al mondo e "nostalgia di casa mia", effetto collaterale o controsenso ricercato?


2 | greatwaterpressure - alibi

Un viaggio in tangenziale in fuga da "nubi nere di follia", abbandonandosi a un amore tossichello che cura e consuma allo stesso tempo. Quasi una rivisitazione moderna di Sì Viaggiare, con tanto di losangeline atmosfere 70s, scampanìi di piano rhodes, sintetizzatori stralunati e bassi virtuosi. Quel caramelloso synth funk di battistiana memoria che ai bei tempi, sugli scaffali della sezione pop, faceva le fortune dei music store nostrani e delle pubblicità tassoneggianti. Ottimo pezzo per imboccare la corsia di destra, quella che immette nell'autostrada "Estate".


1 | Merli Armisa - il cielo è così terso

Sembra di venir catapultati sotto anestesia in volo in una terra di confine tra il wall of sound shieldiano, con tanto di plettrata whammy e monotoni jingle allucinogeni, e il mondo solitario e ovattato dei Duster. Voce e liriche non sono solo un corredo come in certa tradizione dreamy; la leggerezza del timbro e la vena quasi cantautoriale, al contrario, si librano sulle miserie del pop da classifica nostrano, sfoggiando purezza, originalità e forse qualche vaga eco nicolòfabiana (ma questa è solo una suggestione fantasiosa del sottoscritto). Balsamo per l'anima.