Top 10 singoli settembre 2025

Top 10 singoli settembre 2025

Capire Settembre, è una vita che provo a farlo ma non fa per me, nonostante mi piaccia sentirne l'odore per strada e pensare alle scuole. Quanta gente mi cerca a Settembre, quante cose mi devono dire, quante cose. Tutti quanti gli uffici stampi mi hanno sorriso stamani; tutti a parte te, tutti a parte te. Sarà una top 10 più maschile del solito, una classifica in bianco e nero (come potete vedere dalle stesse foto), perchè se l'estate scioglie i veli, settembre accende l’autunno d’oro con vento di malinconia. Bentornati per la consueta classifica mensile.


10 | !housebroken - antibaccaglio

Come non inaugurare l'imminente autunno con gli arpeggi elegiaci dei Van Pelt, gli spoken words tratti da un qualche spiegazzato foglio residuato in soffitta dai tempi del liceo e gli strepiti dei Fine Before You Came? Gli !housebroken nel posto giusto al momento giusto con il loro salmo di introduzione alle foglie che cadono, alla stagione dei fragili e degli esclusi, alle illusioni che cedono il passo alle consapevolezze. Un modo semplice, classico, di fare poesia col disagio e il turbamento, eppure sempre efficace e dritto al cuore come una spada. Musica al di là delle stagioni.


9 | Flâneur - Mirada

E niente, a Storm{O}, Stegosauro, Shizune e Futbolín aggiungiamo adesso anche i Flâneur a rinfoltire il sottobosco veneto dello screamo. Chiamatelo "effetto-rete", in una regione che più di altre ha da sempre sostenuto la scena DIY, o "temperatura emotiva", che induce quella parte di Italia a esprimersi in queste forme, fatto sta che questa nuova band vicentina ha tutta la credibilità delle migliori espressioni del genere. Le partiture post-rock, la progressione per spasmi e squarci violenti, le intemperie emotive. Tutto al posto giusto, a norma di legge: il pezzo arriva semplicemente e apparentemente si apparenta ai suoi cugini, in attesa dell'album di debutto. Niente di nuovo sul fronte orientale.


8 | Astrasonora - Quarzo

Aprire subito un pezzo citando "la voce del padrone" dovrebbe già mettere le cose in chiaro su che direzione si vuol prendere. In realtà il nuovo singolo degli Astrasonora diventa un Battiato filtrato attraverso l'elettroclash alla Ladytron, una sorta di restyling della wave anni '80 già rielaborata dai ragazzi del duemila. Un danzereccio kraftwerkiano, malinconico e introspettivo che sa di stagioni passate, ma che si fregia di quei classici cori dreamy e lenitivi da radio in viaggio che nel giro di poche settimane ti ritrovi persino in sottofondo nella fila dei camerini di Bershka. Guilty pleasure per synthofili, da ascoltare rigorosamente in musicassette nel walkman.


7 | Juni - Mosca Cieca

I lettori più assidui si ricorderanno di lei, anche dai nostri articoli precedenti, come la voce dei Gomma, la band di Caserta che sul finire degli anni '10 ci raccontò la desolazione emotiva della provincia in chiave midwest emo/post-hc. Adesso Juni, aka Ilaria Formisano, debutta come solista in un'inedita veste ambient trance/alt-pop anglo-campana a cui, a livello personale, francamente devo ancora fare il callo, affezionato com'ero alla versione screamo di alcuni anni fa. Magari però il singolo aprirà la strada a una nuova interprete femminile della Liberatowave, chissà. Del resto, se molta della verve poetica di Toska si deve alla sua penna, non ci sarebbe da esser sorpresi. Transizioni impensabili.


6 | Columbia - Witchcraft

La wild card che provo a giocarmi ad ogni top 10 questa volta va ai milanesi Columbia, per diversificare ma soprattutto arricchire di qualità (e che qualità!) la classifica mensile. In Italia questa via jazzistica (per paradosso un po' più purista) al pop è stata sdoganata presso il grande pubblico da Raphael Gualazzi, a cui l'ensemble lombardo risponde con una proposta senza troppi compromessi che unisce acid jazz, neo-soul e grammatica dalla scena londinese. Bassi esuberanti con ornamenti vivaci di fiati e rhodes come non li sentiresti mai comunemente in radio. Il risultato è una parata carnevalesca da club a luci soffuse e old fashioned sul tavolo, programmaticamente per pochi e in quanto tale ancor più godibile. Meravigliosamente fuori posto.


5 | Red Red Flamingo - How Soon is too Soon

Come creare la hit del momento definitiva? Me lo immagino Daniele Pertosa cucinare stregonescamente nello studio di registrazione le due correnti attualmente più trendy in un solo piatto: il britpop slabbrato dei redivivi Oasis e il surf rock da riverbero spring alla The Lively Ones che sempre di più (lo stiamo vedendo anche qui nelle nostre rassegne) sta tornando in cattedra come mai prima. Mettiamoci qua e là, perchè no, anche un cowbell per rendere il tutto più ipnotico. Risultato? Una patina vintage all'interno della quale è quasi impossibile ritrovare il carattere "italiano" dell'autore e una cantabilità mefistofelica nel ritornello per la quale Liam Gallagher avrebbe potuto provare forse un po' di invidia. Diabolico labor limae.


4 | Kalpa - Non Muori Mai

Il ritmo martellante e sincopato, le distorsioni che si sfilacciano fino a perdere i contorni, e poi il mantra ripetitivo, assillante, ripetuto fino allo sfinimento. Il pezzo ne esce come una filastrocca un po' malata, ma al tempo stesso di un'emozionalità a suo modo morbosa alla The Strokes. Sarà che scoccatami la lancetta del terzo giro decennale d'orologio io voglia ancora convincermi di avere "ancora un po' di tempo per decidere", ma il nuovo singolo di Kalpa ho trovato quel quid che dovrebbe avere la cosiddetta "musica (programmaticamente) da classifica" per fuggire dalle strettoie dell'industrialità. Pezzo generazionale che, nell'era del self-fulfillment, riesce a parlare anche a chi di tempo non ne ha più granchè. Potenziale evergreen.


3 | Supervulkan - Impero dei Sensi

Solitamente si elogerebbe la precisione di un artista nel fare centro al primo colpo col suo singolo d'esordio. Di precisione per i Supervulkan non si può prettamente parlare perchè alla fase di mira non vengono dedicati neanche due secondi prima che ci esploda nei timpani un'eruzione magmatica di fuzz e tonfi di una pesantezza quasi stoner. La vocalità salmodica e leggermente vaporosa (al punto giusto prima di impaludarsi nel gaze più classico) ci porta in zona Smashing Pumpkins, almeno quelli ai tempi di Machina, a metà strada tra la sensualità deftonesiana e l'inno liturgico. Uno di quei gruppi per i quali sarei intimorito dall'affrontare live. Ear rape.


2 | The Lancasters - Hildegarde

Giunti alla posizione numero 2 ci siamo resi conto di essere stati un po' troppo retrospettivi nelle selezioni a questo giro, ma davanti a una dedica così liturgica allo psych funk anni '70 non siamo riusciti a deviare lo sguardo altrove. Dei Lancasters potrei dirvi, introducendovi all'ascolto del singolo, che provengono dal sud-est degli Stati Uniti e forse non battereste ciglio a riguardo. I quattro bresciani alternano plettrate acide e motivetti baldanzosi a ritornelli più brit dal graffio melodioso (un po' alla Stereophonics, per dire), che fanno muovere, nell'ordine: i culi degli astanti nel club, i soldi nella cassa dei proprietari del club, gli interessi dei pubblicitari a caccia di un jingle pimpante per qualche spot, le palle ai fissati che hanno stabilito come questo genere sia irreplicabile da una certa data in poi. Cash machine.


1 | The Black Veils - Nyctalopia

Come rinnovare con stile il binomio Cure-autunno. I toni crepuscolari di Pornography si integrano con l'elettronica da incubo della new wave e una vena cantautoriale a suo modo molto italiana. In definitiva suona tutto molto retrospettivo, ma coerente col messaggio. E il messaggio fa tutta la differenza del mondo perchè, tra la catasta di proposte artistiche nella mia casella mail (talvolta infondatamente prese a bene), è commovente ritrovare quel sopito coraggio di esternare il proprio pessimismo radicale verso gli apparati politici, i modelli sociali e l'esistenza stessa. Mettiamola così, non era necessaria una foto al cimitero con pastrani alla Bela Lugosi e occhiali da sole per aggiungere carisma e sintomatico mistero a questo progetto. Ragazzi d'altri tempi.